Di solito, girando in Rete, guardo sempre con attenzione tutti i post che vengono pubblicati sui Cammini, minori, maggiori, famosi, sconosciuti.
Qualche giorno fa, mentre sistemavo gli articoli e le foto del nostro ultimo cammino in Sicilia, mi sono imbattuto su una serie di post rimbalzati che parlavano di due ragazze che avevano percorso la Via Appia Antica “sulle orme di Paolo Rumiz”.

Veramente incuriosito ho cercato di capire cosa avessero combinato, quale percorso avessero scelto, che segnaletica avessero trovato.
Valentina e Federica avevano ufficialmente destato l’attenzione di una persona curiosa come me e impegnata da anni nello studio e nella tutela delle antiche vie storiche, consolari o no, come degli itinerari di pellegrinaggio maggiori quali la Via Francigena a Nord o a Sud.
Hanno percorso in otto giorni la Regina Viarum tra macchina, bici, passaggi e qualche pezzo a piedi a caccia di volti, di storia, di natura, di problemi da raccontare.
In poche battute provo a contattare Valentina sui social ed ho la fortuna di parlare con questa fotogiornalista ed insegnante di scrittura creativa, classe 83, che si occupa a tempo pieno di far riconoscere il Sannio e le zone in cui vive e che ha deciso che la strada e le sue contraddizioni, i suoi miraggi e le sue particolarità, saranno il suo pane quotidiano: “Con un gruppo di amici stiamo esplorando il Sannio, la mia terra che nessuno conosce, tirando su una mappa online per farla rendere più riconoscibile”.
Quanto ami viaggiare e dove hai camminato? Cosa ti attira?
“Credo di aver visto molto ‘estero’ ma da due anni ho deciso che la mia terra, il Sud, andasse esplorata per prima e on the road; dalla Basilicata al deserto di Aliano, dalla Puglia al viaggio sull’Appia di quest’anno, ho cominciato a pensare di esplorare tutte le vie consolari, cominciando quindi dall’Appia. Solo poi potrò tornare a vedere quello che sta fuori”.
“Nelle mie foto io racconto il Sud dell’anima, quello che ci portiamo addosso, uno stile di vita, la concezione che ci portiamo addosso da quando siamo nati” – mi risponde quando le chiedo che idea ha del Sud, quali e quanti Sud vuole raccontare dietro l’obiettivo della sua macchina.
La chiacchierata continua e le chiedo della sua compagna di strada, Federica, di come si siano trovate e di cosa le abbia spinte a cercarsi come compagne di viaggio.

“Ci siamo conosciute durante il Calitri SponzFest, la tre giorni di musica, sposalizi e festa organizzata in Irpinia da Vinicio Capossela e ci siamo trovate immediatamente bene. Io all’ufficio stampa, Federica organizzatrice di eventi e matrimoni.” Le ho detto: ‘Sai Fede, quest’anno prima del festival io faccio questa cosa’- l’Appia Antica, ndr – “Vengo anch’io”mi ha risposto Federica senza pensarci due volte, “Voglio mettermi in cammino perché ho bisogno di trovare la mia strada”.
Due opposti che vanno nella stessa direzione, stessi obiettivi, stessi occhi curiosi, stesso sorriso aperto.
Due viandanti che hanno camminato per otto giorni in una via consolare spesso violentata dall’abbruttimento dell’uomo.
Avete camminato con qualche percezione di paura, con qualche disagio?
“Io sono un po’ più incosciente di Federica, che vive a Milano e resta un po’ diffidente. Lavorando a Napoli, mi fido a pelle, respiro aria di umanità, di solidarietà ogni giorno, non potevo vedere delle ombre. Più andavo verso giù, più scendevo, più sapevo di poter contare su qualcuno tanto che anche Fede si è ricreduta alla fine del viaggio. Pensa che quando mancavano gli ultimi chilometri, una coppia ci ha portato a Brindisi appena ha saputo del nostro progetto, ci ha detto – Devi finirlo stasera il tuo viaggio, ti portiamo noi!”
Mi viene spontaneo chiederle cosa ne pensa del concetto di resilienza, visto che oggi se ne sente sempre parlare anche abusandone: “Non mi piacciono i paroloni che fanno tendenza, i neologismi d’impatto che vanno di moda nei circoli radical chic. Preferisco parlare di consapevolezza. Le persone devono capire che le generazioni precedenti hanno corso verso l’urbanizzazione di massa, in modo forse inconsapevole, disgregando la nostra coscienza, il nostro status sociale. Bisogna portare la gente per strada, riportarla nel proprio territorio, dandole strumenti adeguati per stare su quel territorio, per costruire una consapevolezza.”

Sfiorando ricordi e onirico, le domando che colore si è tenuta dentro le tasche da questo viaggio a Sud e in quale città si è trovata meglio.
“Il giallo, del grano e dei paesaggi che incontri quando scendi. E’ colore dell’aridità, del silenzio, che amo tanto.
Tra le città invece è Capua Vetere che mi porto dentro; tutte le città sono state accoglienti, ma quando arrivi nell’antica Capua risenti il sapore del caffè. E’ la prima città che ti accoglie con la sua fragranza, che ti fa capire che stai avvicinandoti all’epicentro dell’aroma.
Ti direi anche Mesagne come città accogliente, a dispetto degli avvertimenti datici nell’andare in un posto che ci dicevano paragonabile a Casal di Principe, terra di sacra corona unita, terra strana. Ed invece, tutto il contrario. Ma il caffè resta sempre il caffè, quindi Capua Vetere.”
Chiudo la chiacchierata con due domande che la fanno parlare col cuore.
Secondo te la gente che vive su questa via storica, ha la voglia e la capacità di sfruttare questa potenzialità che adesso l’Anno dei Cammini gli sta dando?
“La gente dell’Appia, non tutta per fortuna, credo debba essere guidata in questo senso. Deve arrivare a trovare un senso per poi averne voglia. Ci sono un po’ di persone, in generale, che ti guardano e ridono vedendoti camminare a piedi, con uno sguardo di compianto. Pensa, due Carabinieri in Lucania ci hanno proprio detto: Ma non tenete niente a fa’?, non capendo che il mio lavoro è proprio fare reportage di viaggio, camminare a piedi o attraversare un territorio per raccontarlo. Ma le cose devono cambiare.”
Cosa pensi della Sicilia? Nel tuo immaginario cosa c’è?
“Non sono mai stata in Sicilia ma l’ho sempre immaginata. Non arida come la Lucania, ma mista come la Puglia. Vedo la Sicilia come un balcone dove ti affacci e vedi il mare, un posto in cui finisce te stesso e comincia l’accoglienza.”
In attesa che il sole caldo di agosto continui a riscaldare il nostro Sud e i suoi cammini, le auguro “buoni passi”.
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Davide Comunale
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